15 maggio 2020
Crea finestre, immagina varchi,
trova tempo e modifica lo spazio,
per fermarti a guardare il cielo.
“Cielo portatile” è una serie in cui si invita a creare il proprio varco spaziotemporale ovunque si voglia, ovunque se ne senta il bisogno. In questa serie di opere, una fotografia del cielo viene divisa in più parti per renderla più facilmente distribuibile grazie alla dimensione contenuta. L’urgenza e il desiderio che queste immagini raggiungano le persone motivano l’immediatezza della tecnica di stampa: carta uso mano, bianco e nero e spesso stampa a laser.
Il cielo è ovunque, è la porzione di natura che più generosamente si mostra ed Eleonora Cerri Pecorella ha iniziato a fotografarlo nei giorni del recente confinamento in casa imposto dalla pandemia. I suoi Cieli portatili fanno di questo bene a buon mercato un’opera di facilissima diffusione, portatile appunto e alla portata di molti, potendosene stampare, almeno nella teoria, un numero di copie infinito. L’autrice è una fotografa, ha scattato l’immagine di Cielo portatile #3 e l’ha post-prodotta parcellizzandola in cento unità ciascuna delle quali è stata trasferita su un foglio A4 con l’impiego di una stampante laser. Ognuno dei cento fogli ha un suo carattere, ma solo se uniti gli uni agli altri si configurano in un cielo.
Sebbene il cielo sia fatto dell’aria nella quale viviamo immersi, la stessa che respirando siamo, lo percepiamo come una superficie separata da noi, una sorta di grande foglio dove a scrivere sono soggetti diversi, il sole, la luna, la forza di gravità, il clima e solo di recente l’umanità i cui segni si manifestano nella coltre plumbea che tutto l’anno ricopre alcune città, nel troppo rosso di un tramonto o nell’eccessiva luminosità di una nuvola, e, non registrabile a occhio nudo, nell’assottigliarsi dello strato di ozono.
Cerri Pecorella ha fotografato il cielo che le era a portata di mano. Un cielo di tutti i giorni, non segnato da alcun evento straordinario. Oltre all’obiettivo da usare e al tempo d’esposizione, come è d’uso per i fotografi, avrà scelto il momento in cui scattare le foto e poi quali di questi scatti trasformare in opera. Ma il più del lavoro è venuto dopo, quando ha interpretato il suo cielo, parcellizzandolo e traducendolo nella cromia essenziale del bianco e nero che lo apparenta a un disegno e che fa strada a un’intuizione, quella del cielo paradigma del linguaggio: adattamento bidimensionale di uno spazio immenso di cui non si conoscono le dimensioni, capace di contenere ogni cosa e di ogni cosa la sequenza infinita delle sue varianti. Forse osservando la mutevolezza del cielo (i suoi paesaggi solcati dalle nuvole sono i più variabili della natura), uomini e donne hanno pensato possibile riferirsi a una stessa cosa con parole e animo diversi e per contraccambiare il dono ricevuto, hanno ambientato nel cielo le loro storie più sacre e lo hanno eletto a fonte di presagi. Oggi si studia il cielo attraverso le scienze e si continua a scrutarlo nell’attesa degli extraterrestri.
Nel Cielo portatile #3 le nubi cumuliformi che spaziano isolate, ciascuna con la propria forma che sappiamo fugace, non trasmettono una promessa di libertà? Quella di una pagina dove le forze s’incontrano garantendo mutevolezza e instabilità che sono le ancelle del linguaggio al quale donano il potere dell'invenzione e che godono di buona salute solo nell’arbitrio?
Se il binomio cielo libertà nel lavoro di Cerri Pecorella fosse pertinente, non si tratterebbe di una metafora, ma del tentativo di sprigionare da una cosa, attraverso la sua rappresentazione, la forza che immaginiamo le sia propria. Qualcosa di simile accade anche nella serie Di-segni dove una verza è fotografata così ravvicinata e con l’obiettivo capace di mettere a fuoco o sfumare due porzioni di essa così vicine, da farla sembrare un paesaggio, potrebbe essere quello di una terra solcata dai calanchi, svelando così il prodigio del piccolo che assomiglia al grande.
Daniela Lancioni
72a edizione del Premio Michetti - MICHETTI, SPALLETTI E NUOVI PAESAGGI CON O SENZA FIGURA
Catalogo YBrand Edizioni, 2021